La sindrome di Fonzie: esiste anche nello sport?

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La sindrome di Fonzie: esiste anche nello sport?

Avete mai visto la famosa seri e televisiva Happy Days ? Uno dei personaggi più conosciuti ed amati dal pubblico era il mitico Arthur Fonzarelli, soprannominato “Fonzie”. Era il più “figo” di tutti, aveva un gran successo con le donne, gli riusciva bene tutto quello che faceva ed era sempre il migliore. Di “umano” aveva solo una cosa, ogni tanto faceva degli errori, raramente ma li faceva e quando doveva pronunciare la frase “ho sbagliato”, provava più e più volte prima di pronunciarla correttamente.
https://www.youtube.com/watch?v=fbMKjLe-RFA.
Nell’attività sportiva così come nella vita gli errori succedono, soprattutto quando si inizia a fare qualche cosa di nuovo o quando si sta provando a migliorare quello che si sta già facendo da un po’ di tempo. Gli atleti che hanno aspettative molto alte su di loro, che cercano di essere perfetti in tutto quello che fanno, che tengono in considerazione il giudizio degli altri, generalmente vivono gli errori come una sconfitta, come degli eventi da dimenticare in fretta o da evitare il più possibile. Queste situazioni sono subite più frequentemente dai giovani atleti perché hanno una minore esperienza, una minore fiducia in loro stessi e nelle loro capacità. L’allenatore ed il genitore giocano un ruolo importante nella loro formazione, sono dei punti di riferimento fondamentali per la loro crescita ed è per questo motivo che i loro comportamenti ed insegnamenti devono essere il più possibile efficaci. Comunicare efficacemente, incoraggiarli quando sbagliano, spiegargli come fare meglio, sono tutti dei mezzi utili per fargli vedere l’errore come un elemento essenziale per il loro processo di crescita e per considerarli come delle esperienze utili da cui poter imparare. Bisogna evitare il più possibile di fargli vivere l’errore come una sconfitta personale o come la conseguenza di fattori esterni ed indipendenti da loro.



Come aiutarli? Il primo passo importante da fare insieme con la ragazza o il ragazzo è di fargli accettare l’errore e di capire quali sono state le cause che lo hanno generato: sono stati condizionati dai loro pensieri negativi (mancanza di fiducia nelle proprie capacità, paura di sbagliare, mancanza di concentrazione), dalla paura del giudizio degli altri, dall’allenamento insufficiente, da una preparazione fisica non soddisfacente? Una volta che abbiamo finito questo primo passo possiamo passare a quello successivo che consiste nell’identificare cosa gli serve e sviluppare le abilità necessarie per migliorare le prestazioni. Come risultati avremo degli atleti con maggiore consapevolezza delle loro azioni e dei loro talenti, con maggiore fiducia in loro stessi, che valutano le loro battute d’arresto come esperienze da cui partire per trovare delle soluzioni per migliorare e giocare meglio la prossima gara o partita. Per concludere riporto la frase seguente che ho letto in Internet e che aiuta a dare un’utile interpretazione agli errori:
“If you fail, never give up, because
F.A.I.L. means First Attempt In Learning”.



Cosa ne pensi?
Hai vissuto personalmente queste situazioni nella tua esperienza sportiva o stai vivendo esperienze simili con i tuoi atleti, con i tuoi figli?
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